Dal Santo Vangelo secondo l’Apostolo ed Evangelista San Marco (Mc 8:34-9:1)
In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Infatti, quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».
Riflessione
Fratelli amatissimi in Cristo, pace e benedizione!
In questa terza domenica di Quaresima, la Madre Chiesa ci invita ad alzare il nostro sguardo verso la Croce di Nostro Signore Gesù Cristo e, al tempo stesso, attraverso il suo Divino Amore per noi a adorare il nuovo albero della Vita: quello che per molti era semplicemente uno strumento di morte.
Infatti, l’Apostolo afferma:
“Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.
Infatti, ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”. (1 Corinzi 1, 22-25).
A tal proposito, nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù ci lascia un nuovo comandamento: “Chi venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”.
Il Signore, convocata la folla, ancora una volta ci chiama a seguirlo. Però per farlo dobbiamo rinnegare quello che siamo, abbracciare la croce e camminare dietro di Lui.
Rinnegare quello che siamo non vuol dire altro distaccarsi dall’amor proprio. Da quell’amore di sé che porta all’egoismo, al narcisismo, e in molti casi, a dimenticarsi del nostro prossimo. Infatti, Gesù afferma: “Quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?”.
Fratelli carissimi, solo portando sulle nostre spalle il peso della croce e seguendo le orme del Signore possiamo ritrovare la Vita. La vita vera.
Il tema del distacco dalle cose superflue è anche una delle caratteristiche principali del tempo liturgico che stiamo vivendo.
La quaresima, dunque, ci spinge a concentrarci affinché la nostra conversione sia non solo effettiva ma anche efficace, sia per noi stessi sia per coloro che ci circondano.
Durante questo cammino della durata di quaranta giorni, non dovremmo mai perdere la Bussola, la Fede, e continuare, nonostante tutte le varie difficoltà che incontreremo, ad andare verso il Nord, il Signore Gesù Cristo.
Miei cari fratelli, durante i momenti più tenebrosi della vostra vita, quando credete che si siano spente per sempre tutte le luci intorno a voi, sforzatevi con tutte le vostre forze di abbracciare la vostra croce e adorate quella di Nostro Signore.
La vita, lo sappiamo benissimo, non è per niente semplice. Non è tutta gioia e felicità, altrimenti non sarebbe tale. Fermatevi e guardate il Signore: quante volte, lungo la strada verso il Calvario, è caduto schiacciato sotto il peso della croce? Egli, pur soffrendo, non è rimasto a terra. Il Suo amore per noi gli ha dato la spinta, la grinta e la forza per rialzarsi e continuare il cammino.
Allo stesso modo dobbiamo fare anche noi che, come Lui, portiamo la croce e lo seguiamo. Nonostante tutte le cadute che faremo lungo la via, non perdiamo tempo rimanendo a terra, ma anzi, appelliamoci alla sua infinita bontà per rialzarci e proseguire. Mai ci dobbiamo arrendere e gettare la spugna!
Carissimi fratelli e sorelle, nei giorni scorsi ho dovuto accompagnare mia madre a Foggia ad assistere suo fratello Antonio in fin di vita, che da una settimana è in agonia a causa di un tumore.
Vedendolo agonizzante, nel letto della sua camera, ho pensato a tutte le sofferenze che ha vissuto e che stava vivendo e ho pregato affinché il Signore alleviasse tutte le sue sofferenze donandogli il sonno eterno e che accogliesse la sua anima nella gloria della Gerusalemme celeste in mezzo alla comunità dei Santi compiendosi non la mia, ma la Sua volontà.
Molti cristiani, quando vivono un momento come questo, quando sono a conoscenza che presto potranno perdere per sempre una persona a loro cara, o quando non sono preparati per questo, hanno lo strano vizio di puntare il dito accusatorio contro il Signore dicendo: “Non doveva farlo. Non doveva portarmelo via!”. E chiusi dentro al loro dolore, ingiustamente dicono: “Se veramente gli avesse voluto bene avrebbe potuto salvarlo”.
Ma la verità è che le vie del Signore non sono le nostre. Il suo modo operandi non è uguale al nostro.
Parecchie volte, quando viviamo in un periodo di lutto, ci dimentichiamo che noi siamo Cristiani! E se noi siamo Cristiani sappiamo perfettamente che la parola morte non vuol dire fine.
Se noi veramente ci professiamo Cristiani, allora sappiamo che la Morte è stata sconfitta per sempre e che noi non siamo più sotto il suo dominio attraverso la passione salvifica di Nostro Signore. Per tale motivo, quest’oggi celebriamo l’esaltazione della Sua Croce. Non dobbiamo temere, dunque, di separarci dalle persone che amiamo, perché il Signore non è solo Verità e Via, ma Egli è anche Vita. La vita, che meditante la Croce, dona a noi tutti la Resurrezione.
Infatti, Sant' Atanasio, nel suo “Trattato sull’Incarnazione del Verbo”, afferma:
“In passato, prima della venuta divina del Salvatore, anche i santi avevano paura della morte, e tutti piangevano i morenti come se fossero destinati alla corruzione. Ma dopo che il Salvatore ha risuscitato il proprio corpo, la morte non spaventa più, tutti coloro che credono nel Cristo non la temono, e preferiscono morire che rinnegare la propria fede. Sanno che, morendo, non periscono, ma vivono, e che la risurrezione li renderà immortali”.
San Giovanni Crisostomo, al riguardo, attraverso la sua Omelia 1 (PG. 49, 399-401) ci insegna:
“Grazie alla croce non siamo più nella solitudine, perché abbiamo ritrovato lo sposo; non abbiamo più paura del lupo, perché abbiamo ormai il buon pastore. Egli stesso, infatti, ci dice: lo sono il buon pastore (Gv. 10,11). Grazie alla croce non ci spaventa più l'iniquità dei potenti, perché sediamo a fianco del re.
Ecco perché facciamo festa celebrando la memoria della croce. Anche san Paolo invita ad essere nella gioia a motivo di essa: Celebriamo questa festa non con il vecchio lievito... ma con azzimi di sincerità e di verità (1 Cor. 5, 8). E, spiegandone la ragione, continua: Cristo infatti, nostra Pasqua, è stato immolato per noi (1 Cor 5, 7). Capite perché Paolo ci esorta a, celebrare la croce? Perché su di essa è stato immolato Cristo. Dove c'è il sacrificio, là si trova la remissione dei peccati, la riconciliazione con il Signore, la festa e la gioia. Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato per noi. Immolato, ma dove? Su un patibolo elevato da terra. L'altare di questo sacrificio è nuovo, perché nuovo e straordinario è il sacrificio stesso. Uno solo è infatti vittima e sacerdote: vittima secondo la carne, sacerdote secondo lo spirito.”
Miei amati fratelli in Cristo, questa domenica, in Italia, ricorre la Festa del Papà. Vi invito a pregare, durante queste settimane che ci separano alla Grande Settimana Santa, San Giuseppe, sposo castissimo della Beata Vergine Maria, Madre di Dio, affinché vi guidi a fare un buon discernimento, vi doni, quando cadete, il dono della pazienza e della forza per potervi rialzare e continuare a seguire il Signore Gesù Cristo portando sempre la vostra croce sulle spalle senza mai perdere, nemmeno per un singolo istante, la gioia che scaturisce dalla vostra fede in Lui.
Che la Vergine Santissima vi ricolmi con il suo amore materno affinché, abbandonati nella sua totale bontà, voi siate in grado in compiere la Sua volontà qui in terra.
Dio vi benedica!
Arcidiacono Michele Alberto Del Duca.
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